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Il segmento testuale La Stampa è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti.
Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 279Entità Multimediali , di cui in selezione 31 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali)


da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 668

Brano: Stampa, La

Camillo Peano, si dichiarò convinto che trattative dirette con Vienna avrebbero permesso di ottenere « parecchio » senza dar fuoco alle polveri, “La Stampa” (in violenta polemica con l’interventista “Corriere della Sera”) abbracciò le tesi neutraliste. Ma poiché i gruppi industriali piemontesi andavano logicamente allineandosi al fronte interventista, nel marzo 1915 il giornale registrò una caduta netta di

50.000 copie di vendita nell’arco di poche settimane.

L’ingresso dell’Italia nel conflitto e gli anni della guerra videro il giornale di Frassati attestarsi in una sorta di “lealismo patriottico”. Negli anni deH’immediato dopoguerra, inauguratisi con la “vittoria mutilata”, il foglio riprese a essere fedele al Giolitti, interpretandone l[...]

[...]opoguerra, inauguratisi con la “vittoria mutilata”, il foglio riprese a essere fedele al Giolitti, interpretandone le proposte politiche incardinate sulla visione di un rapporto collaborativo fra borghesia democratica e socialismo gradualista, uniti per trarre fuori il Paese dalle arretratezze e consentirgli di affrontare positivamente le profonde trasformazioni economicosociali delineatesi durante il conflitto.

Punto focale dell’adesione de “La Stampa” al programma eeonomicosociale presentato da Giolitti e che gli avrebbe dato l’occasione di costituire, nel giugno del 1920, il suo quinto gabinetto, era la necessità di procedere a drastiche misure contro le rendite parassitane e al riordino della finanza statale. Nominatività dei titoli, incameramento dei profitti di guerra, progressivo incremento delle tasse sulle successioni, intervento per ricuperare le terre incolte o male coltivate, maggiore aggravio fiscale sulla circolazione degli automezzi: questi capitoli del programma gioìittiano — specie per la penna di Luigi Salvatorelli (v.) — [...]

[...]ttevano a repentaglio la democrazia.

Ma l’esperimento di Giolitti poggiava su basi fragili. Passo dietro passo, il grande padronato industriale e finanziario ricuciva un’unità di interessi destinata a difendere senza scrupoli, pur nel contrasto interno, le egemonie che i progetti di Giolitti potevano intaccare. Infatti la saldatura antigiolittiana (perorata soprattutto dai magnati della siderurgia e della grande proprietà agraria) procedeva. “La Stampa” la combatterà con vigore fino alla primavera del 1921, ma non potrà non risentire del fatto che il suo isolamento andava accentuandosi. D’altronde lo stesso Frassati subiva ora un diverso condizionamento in sede aziendale: I’1.12.1920 Eugenio Pollone (che aveva prestato a Frassati i capitali per inserirsi nel giornale ed era rimasto, quale consigliere della Fiat e della Banca Commerciale. un perno delle relazioni del foglio con gli ambienti economicoproduttivi torinesi), cedette la propria quota ne “La Stampa” alla combinata Giovanni AgnelliRiccardo Guaiino e questi entrarono in possesso di [...]

[...]ma non potrà non risentire del fatto che il suo isolamento andava accentuandosi. D’altronde lo stesso Frassati subiva ora un diverso condizionamento in sede aziendale: I’1.12.1920 Eugenio Pollone (che aveva prestato a Frassati i capitali per inserirsi nel giornale ed era rimasto, quale consigliere della Fiat e della Banca Commerciale. un perno delle relazioni del foglio con gli ambienti economicoproduttivi torinesi), cedette la propria quota ne “La Stampa” alla combinata Giovanni AgnelliRiccardo Guaiino e questi entrarono in possesso di un terzo del pacchetto azionario del quotidiano, con diritto dì prelazione in caso il Frassati avesse inteso alienare la propria quota. L’editrice conservò la ragione sociale “A. Frassati e Comp.”, con durata prevista fino alla fine del 1934, ma il nuovo statuto contemplava la possibilità che la società pubblicasse altri giornali e acquisisse partecipazioni in aziende del ramo cartario.

Gli anni del regime

Insieme al “Mattino” di Napoli, al “Secolo” di Milano e a poche altre testate della stampa d’informa[...]

[...], con diritto dì prelazione in caso il Frassati avesse inteso alienare la propria quota. L’editrice conservò la ragione sociale “A. Frassati e Comp.”, con durata prevista fino alla fine del 1934, ma il nuovo statuto contemplava la possibilità che la società pubblicasse altri giornali e acquisisse partecipazioni in aziende del ramo cartario.

Gli anni del regime

Insieme al “Mattino” di Napoli, al “Secolo” di Milano e a poche altre testate della stampa d’informazione, il quotidiano torinese rimase una delle tribune delle posizioni liberaldemocratiche fino all’avvento del fascismo. Ma l’autoritarismo del regime investì, insieme agli altri fogli di opposizione, anche “La Stampa”: il 29.9.1925 il prefetto di Torino, prendendo a pretesto un articolo di Luigi Ambrosini sulle manovre militari nel Canavese, ne sospese la pubblicazione. Il successivo 9 novembre l’ordinanza venne revocata e il foglio riprese a uscire, ma Frassati e Salvatorelli dovettero lasciare il giornale. L’intera manovra venne diretta dal segretario federale fascista e “quadrumviro” Cesare Maria De Vecchi.

A dirigere il giornale fu designato Gigi Michelotti, membro fascista del consiglio dell’Associazione della Stampa Subalpina. Poi, nell'ottobre 1926, quando la Fiat costituì la So

li proprietar[...]

[...] un articolo di Luigi Ambrosini sulle manovre militari nel Canavese, ne sospese la pubblicazione. Il successivo 9 novembre l’ordinanza venne revocata e il foglio riprese a uscire, ma Frassati e Salvatorelli dovettero lasciare il giornale. L’intera manovra venne diretta dal segretario federale fascista e “quadrumviro” Cesare Maria De Vecchi.

A dirigere il giornale fu designato Gigi Michelotti, membro fascista del consiglio dell’Associazione della Stampa Subalpina. Poi, nell'ottobre 1926, quando la Fiat costituì la So

li proprietario della “Stampa”

Giovanni Agnelli fra Starace e Mussolini all’inaugurazione della 'Fiat Mirafiori (1939)

cietà editrice de “La Stampa”, sotto il totale controllo del senatore Giovanni Agnelli (v.), Alfredo Frassati dovette cedere la propria quota azionaria. Mussolini si era così liberato di una voce fastidiosa che nel 1924 aveva solidarizzato con l’opposizione antifascista “legale” dell’Aventino, e la Fiat (v.) aveva completato il proprio allineamento alle direttive del regime.

La storia de “La Stampa” durante il ventennio fascista si confonde (salvo scarti occasionali e marginali) con quella più generale del giornalismo italiano ligio alle “veline” diramate dal Ministero della Cultura popolare e prono ai voleri della dittatura. Tuttavia, a parte alcune impennate di tono squadristico, il giornale torinese non spinse l’ossequio al regime fino al basso livello raggiunto da altri quotidiani e preferì mantenersi nell’alveo del grigiore disciplinato, rifacendosi ai canovacci quotidianamente forniti dalla supervisione fascista romana.

Nel dicembre 1926 al Michelotti subentrò Andrea Torre, ex [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 669

Brano: Stampa clandestina

quei meriti che l’interessato cercherà di attribuirsi in postume rievocazioni (Cfr. Alfredo Signoretti, La Stampa in camicia nera, Roma, 1968).

'Nella fì.S.I.

Alla caduta di Mussolini, Luigi Einaudi e l’ex ministro liberale Marcello Solerl tentarono invano di perorare presso Agnelli la causa di Frassati che aveva chiesto di tornare alla guida del quotidiano. La proprietà preferì affidare la direzione a Filippo Burzio, antico giolittiano ma personalità politicamente meno incisiva di Frassati. Il nuovo direttore enunciò un programma antifascista secondo una linea di “revisione liberale moderata”, nell’ottica di una concezione “demiurgica” (e in buona misura “tardopiemontesistica”) del ruolo di un cet[...]

[...] preferì affidare la direzione a Filippo Burzio, antico giolittiano ma personalità politicamente meno incisiva di Frassati. Il nuovo direttore enunciò un programma antifascista secondo una linea di “revisione liberale moderata”, nell’ottica di una concezione “demiurgica” (e in buona misura “tardopiemontesistica”) del ruolo di un ceto dirigente illuminato.

Con l'avvento della Repubblica Sociale Italiana, allontanato il Burzio, la direzione de “La Stampa” passò in un primo tempo allo stinto “fascista redazionale” Angelo Appiotti e, nel dicembre 1943, a Concetto Pettinato.

Giornalista di buon mestiere, nel convulso e schizofrenico paesaggio della repubblica di Salò il Pettinato tentò di fronteggiare l'offensiva partigiana sforzandosi di stabilire un dialogo su posizioni moderate con l’antifascismo non comunista, e denunciando al tempo stesso l’impotenza del regime artificiale imposto da Hitler.

Il suo impegno rientrò in quel quadro di ambigui tentativi miranti a creare un “ponte” tra le due parti in lotta e perseguiti dal l'interno del m[...]

[...]mbigui tentativi miranti a creare un “ponte” tra le due parti in lotta e perseguiti dal l'interno del mondo repubblichino, ora mettendo l’accento sulla necessità di “riconciliazione nazionale”, ora sui pretesi nuovi caratteri della “democrazia sociale” proposta dal fascismo, ora sulle prospettive di una successione indolore al fascismo di tendenza “neoliberale”.

Indicativo di queste contorsioni fu un articolo, apparso a firma di Pettinato su “La Stampa” del 21.6.1944 e intitolato « Se cl sei batti un colpo ». Dopo essersi scagliato contro il « banditismo e l'audacia crescente di quest'ultimo » (cioè contro la Resistenza), l'autore constatava la pratica inesistenza di una autorità fascista e di una forza capace di reprimere il movimento partigiano. L'articolo prospettava addirittura la possibilità, almeno in Piemonte, « a sostegno dell'autorità vacillante », di formare un « comitato di salute pubblica » che prendesse in mano la situazione tanto deteriorata.

Tra i dirigenti repubblichini corse voce che ispiratore di Pettinato fosse il sena[...]

[...]ossibilità, almeno in Piemonte, « a sostegno dell'autorità vacillante », di formare un « comitato di salute pubblica » che prendesse in mano la situazione tanto deteriorata.

Tra i dirigenti repubblichini corse voce che ispiratore di Pettinato fosse il senatore Agnelli e, letto l'articolo, Mussolini infuriato spedì a Torino Giorgio Aimirante (v.), capo di gabinetto del ministro della Cultura popolare Fernando Mezzasoma. L'incauto direttore de “La Stampa” si ebbe una nota di aspra censura, ma né l'agonizzante governo

di Salò ritenne conveniente privarsi di una penna, in fondo utile, qual'era quella del Pettinato in condizioni di rivolta dell'opinione pubblica così acute come erano allora in Piemonte, né la fronda verbale da “La Stampa” poteva naturalmente modificare alcunché nelle sorti della repubblica fascista.

Alla Liberazione, in base a disposizioni del C.L.N., la pubblicazione de “La Stampa” (al pari di quella dell’altro quotidiano “indipendente” torinese, La Gazzetta del Popolo) fu interrotta. Le forze antifasciste si pronunciarono unitariamente (almeno in sede ufficiale) per la cessazione dell'uscita di fogli che avevano ampiamente dimostrato di essere testate “intercambiabili” per qualsiasi stagione politica ad avallo di ogni regime imperante.

Tuttavia ciò non corrispondeva alle intenzioni e agli interessi degli Alleati. Il 18.7.1945 il quotidiano potè riaffacciarsi alle edicole grazie a un’ordinanza angloamericana e sotto la direzione di Filippo Burzio. La ricomparsa del [...]

[...]zio. La ricomparsa del foglio della Fiat (e, insieme, quella della “Gazzetta del Popolo”) suscitò una vera e propria sommossa popolare; vennero bru> ciate copie del quotidiano e si ebbe perfino un assalto ai locali della redazione. Ma, nel clima di rapida restaurazione che andava affermandosi sotto l’egida alleata, la protesta non mutò lo stato delle cose. Unico cambiamento intervenuto « con una sorta di lodo prefettizio » (cfr. Mario Isnenghi, “La stampa quotidiana piemontese”, in Giornali e giornalisti, Roma, 1975), fu che il quotidiano mutò pudicamente l’antica testata in La nuova Stampa, una copertura destinata ben presto a sparire con il ritorno della testata tradizionale, proprietà del monopolio IFIFIAT.

M.Gi.

Stampa clandestina

La produzione e la diffusione in forme clandestine della stampa di opposizione antifascista precedette l’emanazione delle Leggi eccezionali (v.), ufficialmente avvenuta il 5.11. 1926, che sopprimevano con atto d’imperio del governo retto da Benito Mussolini tutti i giornali non ligi al regime. Di fatto, già dal 1923

24 i principali fogli socialisti e comunisti erano stati costretti alla clandestinità o alla semiclandestinità: basti ricordare che, nei due anni precedenti la messa fuori legge, VAvanti! (v.) aveva già subito ben 115 sequestri, mentre il gior

nale comunista /'Unità (v.), fondato a Milano il 12.2.1924, quantunque avesse raggiunto in poch[...]

[...]i militanti del partito che non si facevano intimidire dalle azioni squadristiche. Analoga sorte era toccata alla rivista Lo Stato operaio e, in genere, a tutti gli altri fogli di opposizione, vessati dai provvedimenti restrittivi, dalla censura e da molteplici forme di boicottaggio, violento o sotterraneo. Importante fu l’esperienza della rivista Pietre (v.), l’ultima pubblicazione antifascista sopravvissuta in Italia alle leggi liberticide.

La stampa dell’emigrazione

Costretti per legge al silenzio in patria, alla fine del 1926 gli oppositori antifascisti trasferirono all’estero i loro centri dirigenti e iniziarono a stampare materiali (giornali, opuscoli, volantini ecc.) diretti a mantenere viva e organizzata l’opposizione, a informare l’opinione pubblica straniera sulle vicende italiane, a stimolare e orientare l’attività clandestina in Italia.

Negli anni fino al 1939 tale compito sarà assolto con relativa continuità da comunisti (v. Comunista italiano, Partito), socialisti e aderenti al movimento di “Giustizia e Libertà” (v.) ; i[...]

[...]nere viva e organizzata l’opposizione, a informare l’opinione pubblica straniera sulle vicende italiane, a stimolare e orientare l’attività clandestina in Italia.

Negli anni fino al 1939 tale compito sarà assolto con relativa continuità da comunisti (v. Comunista italiano, Partito), socialisti e aderenti al movimento di “Giustizia e Libertà” (v.) ; in minor misura da repubblicani e anarchici. Più continua e consistente sarà l’infiltrazione della stampa comunista in Italia; decisamente minore quella delle altre forze, anche se i giellisti avranno periodi di notevole diffusione delle loro pubblicazioni, comunque sempre in quantità limitate.

Salvo brevi periodi di eclisse, i comunisti riuscirono ad assicurare un flusso costante de Lo Stato operaio (v.) stampato a Parigi, nonché dei testi delle risoluzioni politiche del partito e degli organismi internazionali. Tra il 1930 e il 1937, sia pure con interruzioni dovute agli arresti dei gruppi clandestini attivi in patria e al carattere precario dei collegamenti, i dirigenti di “Giustizia e Libe[...]

[...]iodi di eclisse, i comunisti riuscirono ad assicurare un flusso costante de Lo Stato operaio (v.) stampato a Parigi, nonché dei testi delle risoluzioni politiche del partito e degli organismi internazionali. Tra il 1930 e il 1937, sia pure con interruzioni dovute agli arresti dei gruppi clandestini attivi in patria e al carattere precario dei collegamenti, i dirigenti di “Giustizia e Libertà” inviarono dall'estero in Italia numerosi opuscoli.

La stampa dei materiali veniva fatta in formati maggiormente adatti a sfuggire ai controlli polizieschi e su carta leggera, per contenere il maggior numero di copie nel minor spazio e nel peso più ridotto. “Lo Stato operaio”, ad esempio, veniva stampato in edizioni apposite su

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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 667

Brano: [...]iore collaborazione di classe, condizione sine qua non per consentire il decollo produttivo del Paese, neH’interesse del padronato. Appunto su questa linea si era attuato l'incontro fra il Roux e la strategia di Giolitti.

Nascita delia “Stampa"

L’1.1.1895 apparve la nuova testata (portando come sottotitolo la vecchia), a significare un più deciso slancio nella linea intrapresa.

L'editoriale di presentazione spiegava che II nuovo titolo “La Stampa” aveva anche il significato di un atto di fede per le funzioni e l'avvenire di uno strumento, la cui importanza crescente serbava in sé la potenza capace di tradurlo davvero in “quarto potere”.

Già dal 1880 la preveggenza imprenditoriale aveva spinto il Roux ad affrontare rinnovamenti tecnici e organizzativi degli impianti, tali da fare del giornale un’impresa d’avan

guardia, sia per l’arco delle informazioni interne ed estere che esso poteva prontamente fornire ai lettori, sia per la veste editoriale, il livello delle collaborazioni e la molteplicità degli interessi che trovavano posto[...]

[...]si gravitanti intorno alla rivista La Riforma sociale (edita dalla Casa editrice “Roux e Frassati”), alla quale collaboravano il giurista Lodovico Mortara e Francesco Saverio Nitti, gli economisti Pasquale Jannaccone e Luigi Einaudi. Speciale fiducia e attenzione dedicavano questi intellettuali di scuola liberale all’avvenire di un partito socialista capace di sgravarsi di ogni pregiudiziale classista. Secondo questa impostazione, a fine secolo “La Stampa” divenne rigorosa oppositrice dell’involuzione reazionaria del governo Pelloux, facendo poi proprio il disegno di una rin

novata politica liberale annunciato da Giolitti nel discorso di Busca dell’ottobre 1899.

Nel settembre del 1900 Roux lasciò il giornale per recarsi a dirigere La Tribuna di Roma, e l’intera responsabilità de “La Stampa” ricadde sul Frassati. Si può datare a questo momento l’inizio del sodalizio politico tra Giolitti e Frassati, non scevro d’altronde di critiche anche severe del foglio torinese di fronte alla condotta spesso “trasformista” e troppo manovriera dello scaltro uomo politico.

Dal 1906 in poi l’incontro fra le due personalità si realizzò pienamente; ad agevolarlo fu soprattutto l'opinione di Frassati che Giolitti concordasse nell'esigenza di rinnovare a fondo il personale dirigente dello Stato, attuando una politica di impiego delle competenze tecniche al vertice del governo, per una “democrazi[...]

[...]rà lo storico Valerio Castronovo — stava il limite delle concordanze tra Frassati e Giolitti; giacché « il nuovo equilibrio politico, basato essenzialmente sui nuovi ceti poco numerosi ma decisi e influenti, degli industriali e degli operai, si formava intorno a un uomo che aveva bisogno per mantenersi in piedi proprio di accentuare quei rapporti personali e “trasformistici” che il giornale torinese era andato combattendo » (Cfr. V. Castro novo, La Stampa di Torino e la politica interna italiana 18671903, Torino, 1962, pg. 255). Ma tutto ciò verrà alla luce più tardi. Frassati sosterrà Giolitti, da ora in avanti, senza tuttavia mai perdere la propria indipendenza di giudizio.

La gestione Frassati

La direzione di Frassati portò “La Stampa” a raddoppiare, nel periodo cosiddetto “giolittiano”, la tiratura di 50.000 copie giornaliere che aveva alla fine del secolo, facendone il più autorevole concorrente del milanese Corriere della Sera (v.). Coinvolto nell’enfasi nazionalista per l’impresa coloniale libica del 1911 caldeggiata da Giolitti, alla vigilia dello scoppio della Prima guerra mondiale il foglio torinese ebbe una fase di incertezze che, dal favore verso la Triplice Alleanza, nel volgere di pochi mesi lo portò a previsioni di scontro con l’Austria. Ma già all’inizio del 1915, in coincidenza con il cauto atteggiamento di G[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 433

Brano: [...]ista, nel 1928 fu condannato dal Tribunale speciale, per aver svolto attività antifascista, a 4 anni e 3 mesi di reclusione che scontò a Civitavecchia.

Dopo T8.9.1943 ha preso parte alla Guerra di liberazione, nelle file della Resistenza biellese, come intendente di una brigata partigiana.

Frassati, Alfredo

N. a Pollone (Vercelli) il 28.9.1868, m. a Torino il 21.5.1961; uomo politico liberale, giornalista.

Proprietario del quotidiano La Stampa di Torino, ne fu direttore dal 1900 al 1920, portando il giornale a un alto livello editoriale. Fedele sostenitore della politica giolittiana, fu favorevole all’intervento in Libia, ma contrario alla partecipazione italiana alla prima guerra mondiale. Su proposta di Giovanni Giolitti nel 1913 venne nominato senatore del regno.

Ambasciatore a Berlino dal 1920, di orientamento antifascista, si dimise dalla carica nel 1922, dopo la presa del potere da parte di Mussolini. All’indomani della promulgazione delle leggi eccezionali fasciste (1926), preferì ritirarsi dal campo giornalistico, cedend[...]

[...]ia, ma contrario alla partecipazione italiana alla prima guerra mondiale. Su proposta di Giovanni Giolitti nel 1913 venne nominato senatore del regno.

Ambasciatore a Berlino dal 1920, di orientamento antifascista, si dimise dalla carica nel 1922, dopo la presa del potere da parte di Mussolini. All’indomani della promulgazione delle leggi eccezionali fasciste (1926), preferì ritirarsi dal campo giornalistico, cedendo ad altri la proprietà de « La Stampa ». Dal

1930 al 1943 diresse il gruppo industriale Italiana Gas.

Durante la Guerra di liberazione riuscì a sfuggire alla cattura da parte dei fascisti e al termine del conflitto tornò, come presidente e amministratore, alla direzione del gruppo « Italiana Gas ». Riprese anche a collaborare a « La Stampa ». Fu consultore nazionale e senatore di diritto nel primo Parlamento della Repubblica.

Frassati, Filippo

N. a Pistoia il 10.11.1920, da famiglia biellese. Ufficiale dell’esercito, dopo I'8.9.1943 divenne comandante di una piccola banda partigiana operante nella zona dell’alto Verbano e che, compiendo quotidiane azioni di guerriglia, si rafforzò in pochi mesi sino a divenire la Divisione Autonoma « Piave ».

Al suo comando, la formazione intraprese un ciclo di operazioni che portarono alla liberazione di Cannobio (2.9.1944) e poi di tutta la zona compresa tra la sponda piemontese del [...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 99

Brano: [...]za

Nei mesi che precedettero il 25.7.

1943 intensificò i rapporti con uomini di altri partiti e, per la prima vòlta, con socialisti e comunisti. La mattina del 26 luglio stese la prima dichiarazione dei partiti antifascisti. Fece subito parte del Comitato interpartitico, o Fronte nazionale. L’8 settembre, il 9, il 10 è impegnato nel tentativo di dirigenti e popolo di difendere Torino dai tedeschi e pubblica un manifesto di incitamento su « La Stampa ». Con alcuni amici si porta poi a Roma e partecipa all’organizzazione della Resistenza; collabora a « Risorgimento Liberale » ed è sua la prima impostazione di tendenza repubblicana. Arrestato

il 6.11.1943, a Regina Coeli ritrova vecchi amici come Leone Ginzburg e Carlo Muscetta, e si lega con altri del Partito d’Azione.

Nel febbraio 1944 è tradotto al nord, nel carcere di Castelfranco Emilia, donde uscirà il 18 aprile dello stesso anno. Rientra a Torino ed è chiamato a far parte del C.L.N. regionale piemontese, in rappresentanza — con Paolo Greco — del Partito liberale (suoi nomi di c[...]

[...]arte del C.L.N. regionale piemontese, in rappresentanza — con Paolo Greco — del Partito liberale (suoi nomi di clandestinità: Ranieri, Sorel, Francesco Ansaldi). NeH’imminenza della Liberazione viene nominato presidente del C. L.N..

Ha creato due fogli clandestini: « Il Patriota » e « L’Opinione » (v.) che nasce al posto del « Risorgimento Liberale »; quest'ultimo si trasformerà in quotidiano il 28.4.1945 e prenderà il posto della soppressa « La Stampa ». Egli lo dirigerà fino alla rottura col Partito liberale (che avverrà un anno dopo, in seguito a divergenze su temi fondamentali, quali la questione istituzionale e il superamento della politica dei C. L.N.). La Giunta consultiva di governo da lui presieduta dopo la Liberazione, dura con una relativa autorità più a lungo a Torino che altrove.

Nel 1946, con i compagni usciti dal Partito liberale e con una frazione uscente dal Partito d'Azione — capeggiata da Parri e da La Malfa —

99



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 461

Brano: [...]ente di Filosofia morale dal 1903, nel corso del 19151916 ebbe tra i suoi allievi Antonio Gramsci che, dello Zini, apprezzò la serietà delle impostazioni scientifiche e lo sforzo di uscire dalle strettoie di un gradualismo edulcorato e oratorio. Fu Gramsci che, legatosi di amicizia con lui, lo portò a collaborare al “Grido del Popolo” e poi a “L’Ordine Nuovo”; scelta coraggiosa che il filosofo (già collaboratore della “Gazzetta del Popolo” e de “La Stampa”) fece come vero e proprio atto di militanza nelle posizioni avanzate della sinistra socialista.

Nel 1921 la Libreria editrice del P.C. d’I. pubblicò il libro di Zini che ebbe più larga risonanza: Il Congresso dei morti. Su “L’Ordine Nuovo” (v.) apparvero alcuni suoi saggi di notevole rilievo, come duelli dedicati a “Stato nei limiti del marxismo” e “Idealismo e lotta di classe”. Zini fu l’unico degli esponenti del socialismo delTeooca di Arturo Graf e dei suoi colleqhi accademici ad avvertire l’insterilimento del vecchio riformismo a base positivista e a

461



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 407

Brano: [...] al Tribunale speciale che, l’11.12.1936,

lo condannò a 8 anni di reclusione.

Vittorini, Elio

N. a Siracusa il 23.7.1908, m. a Milano nel 1966; scrittore.

Figlio di un ferroviere, a causa del lavoro del padre ebbe la fanciullezza caratterizzata da continui trasferimenti in piccoli paesi della provincia siciliana. Nel 1924 si trasferì in Friuli, dove lavorò come contabile presso un cantiere edile. Nel 1927 iniziò una collaborazione a “La Stampa”, allora diretta da Curzio Malaparte (v.), durata fino al 1929. L’esordio letterario di Vittorini risentì dell’influenza ideologica dei luoghi comuni della pubblicistica fascista, fruiti con scarsa coscienza critica. Egli fu condizionato soprattutto dal gruppo di “Strapaese”, facente capo a Malaparte e a Mino Maccari (v.), improntato a una produzione letteraria ambiguamente realistica, rifacentesi a un regionalismo bozzettistico che esaltava con enfasi superficiale la tradizione della provincia italiana.

A partire dal 1929 Vittorini collaborò a “Soiaria”, per le cui edizioni pubblicò la ra[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 399

Brano: [...]l 18.4.1942 durante un combattimento.

Deferito al Tribunale speciale, il 25. 6.1942 venne condannato a morte e fucilato l’indomani al Forte Bravetta (v.).

Vinciguerra, Mario

N. a Napoli il 7.1.1887; giornalista. Funzionario del Ministero della Pubblica Istruzione fino al 1920, studioso di storia e letteratura, negli anni del primo dopoguerra si affermò come giornalista, corrispondente da Roma di vari quotidiani (“li Resto del Carlino”, “La Stampa”) e redattore de “Il Mondo” fondato da Giovanni Amendola.

Esponente del Partito liberale, ne divenne segretario. Dopo l’avvento del fascismo al potere rimase fra

i più tenaci oppositori del regime. Con l’emanazione delle Leggi eccezionali fasciste fu radiato dall 'Albo dei giornalisti (1927), sottoposto a sorveglianza speciale e infine arrestato nel corso della retata poliziesca condotta all'indomani dell'attentato terroristico della Fiera di Milano (aprile 1928). Riconosciuta la sua estraneità ai fatti milanesi, venne rilasciato e ammonito, ma ciò non lo dissuase dal continuare l'azion[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 179

Brano: [...]intellettuale”) e si studiò di liberare le fila del partito stesso dai più famelici profittatori, tra i quali il ministro Costanzo Ciano (v.), che egli denunciò apertamente. Con questi intenti moralizzatori, che lo rendevano oltremodo inviso ai gerarchi, Turati presentò ripetutamente le dimissioni dalla carica di segretario, ma se le vide sempre respingere dal duce. Finché, il 23.9. 1930, Mussolini le accettò e lo nominò direttore del quotidiano La Stampa di Torino.

Dopo questo atteso “cambio della guardia” (v.), Farinacci e altri riuscirono a imbastire sulla persona del Turati un losco scandalo: non potendolo attaccare su altri piani, fecero circolare la voce di una sua peraltro presunta omosessualità, “colpa” inammissibile per un fascista. Destituito in tronco dalla direzione del giornale ed espulso dal partito, Turati fu confinato a Rodi sotto scorta dei carabinieri (Mussolini però comunicò al governatore dell’isola che l’esiliato doveva essere trattato col rango di ministro di Stato). Arrangiandosi per vivere, superò gli anni della guer[...]



da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 692

Brano: [...], gli avvocati Francesco Crispino e Angelo Corrado, Cesare Curdo, il tipografo Federico Adami, l’impiegato postale Ubaldo Montalto, Salvatore Martire, il dottore Luigi Prato.

Cosmo, Umberto

N. a Vittorio Veneto (Treviso) l’8.6.1868, m. a Corio Canavese (Torino) il 18.11.1944; letterato e giornalista. Storico della letteratura, per diversi anni insegnò all’università di Torino ove ebbe come allievo anche Antonio Gramsci (v.). Redattore de « La Stampa » negli anni della prima guerra mondiale,^ antifascista attivo di orientamento socialista, fu perseguitato dal fascismo; nel 1926 fu allontanato, sia dal giornale che dall’insegnamento e confinato per qualche tempo a Ustica.

Costa, Andrea

Dirigente socialista. N. a Imola (Bologna) il 30.11.1851, ivi m. il 19.1. 1910, Giovane irrequieto e coraggioso, di acuta, brillante intelligenza, d’animo generoso, nel 1866, quindicenne appena, si presentò per essere arruolato tra i garibaldini, ma non fu accettato dalla commissione di arruolamento a causa della sua ancor verde età. Non datosi per vin[...]


successivi
Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine La Stampa, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili.
<---Storia <---antifascista <---fascista <---comunista <---fascismo <---fascisti <---italiana <---italiano <---socialista <---antifascisti <---C.L.N. <---socialisti <---comunisti <---Bibliografia <---fasciste <---antifascismo <---Diritto <---socialismo <---Corriere della Sera <---P.C.I. <---Partito comunista <---nazifascisti <---Comitato centrale <---Pratica <---giolittiana <---italiani <---Alfredo Frassati <---FIAT <---La Stampa di Torino <---giolittiano <---nazisti <---Antonio Gramsci <---Giovanni Amendola <---Giovanni Giolitti <---La Cultura <---La lotta <---P.S.I. <---Regina Coeli <---antifasciste <---d'Azione <---dell'Italia <---economisti <---italiane <---protezionismo <---riformismo <---riformista <---sindacalismo <---socialiste <---A.N.P.I. <---Benedetto Croce <---C.A. <---Cattolica del Sacro <---Critica sociale <---Cultura popolare <---Cuore di Milano <---Diritto ecclesiastico <---Economia politica <---F.A. <---Filosofia <---G.A.P. <---G.L. <---Gazzetta del Popolo <---Giovane Italia <---Il Mondo <---La Gazzetta <---Medicina <---Ordine Nuovo <---P.C. <---P.N.F. <---P.S.I.U.P. <---Riforma sociale <---Storia della Resistenza <---Storiografia <---U.I.L. <---Un anno dopo <---cattolicesimo <---cristiana <---d'Italia <---democristiano <---economista <---giuliani <---ideologia <---ideologica <---interventista <---liberismo <---nazionalismo <---naziste <---paracadutisti <---positivista <---prussiano <---squadrismo <---A Gioia Tauro <---A Lamezia Terme <---A Reggio Calabria <---A.C. <---A.P.I.I. <---A.R.M.I.R. <---Accademia dei Lincèi <---Adele Maria <---Adele Sacerdoti a Torino <---Adolf Hitler <---Adolfo Ciarrapica <---Agnelli fra Starace <---Agnelli-Riccardo <---Ai miei amici <---Ai miei amici di Romagna <---Al C <---Al C I <---Albert Mathiez <---Albertini-Cadorna <---Alberto Caracciolo <---Aldo Negri <---Alfredo Santinelli <---Alleanza nazionale <---Amilcare Debar <---Angelo Barta <---Angelo Corrado <---Angiolo Bar <---Anna Ku <---Anton Dante Coda <---Antonio Di Dio <---Antonio Galli <---Antonio Giolitti <---Antonucci Francesco <---Arrestati a Sondrio <---Arrestato I <---Arturo Graf <---Aurelio Verrà <---Avanguardia Nazionale <---Babila a Milano <---Badia a Isola <---Badoglio Indro Montanelli <---Bagnolo in Piano <---Banca Commerciale <---Battaglione Alleato <---Battaglione Eritreo <---Benedetto Morpurgo <---Bernadac C <---Bocciglioni Leonardo <---Borgo San Dalmazzo a Canale <---Brigata S <---Brigata S A P <---Brigata del Reggimento <---Bruno Di Porto <---Bruno Serrani <---C.G.N. <---C.I.L. <---C.I.S.L. <---Calogero Graceffo <---Carmine Aronna <---Carta del lavoro <---Casa della Cultura <---Casole in Chianti <---Castelli romani <---Cattolica di Milano <---Centro Studi Zingari <---Cesare Curdo <---Chiesa di Roma <---Cino Moscatelli <---Città-Stato <---Coeli a Roma <---Collegio dei Gesuiti di Mondragone <---Comando Supremo <---Comando di Brindisi <---Comitato Tricolore <---Commissione interna <---Comune di Parigi <---Comune di Reggio <---Comune 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